sabato 29 gennaio 2011

Asia Centrale: mani basse sul petrolio!


La presenza di petrolio nel Mar Caspio è nota da secoli, alcuni scrittori affermano fin dal Medioevo. Tuttavia i 5 stati rivieraschi (Russia, Turkmenistan, Iran, Kazakistan e Azerbaigian) hanno cominciato a trarne profitti soltanto a partire dalla metà del XIX secolo, principalmente per mezzo di aziende britanniche. Tra il 1917 e il 1991 le imprese occidentali non hanno ovviamente sfruttato più nulla, sostituite dalle aziende di stato dell'URSS, ed anno dunque dovuto attendere giusto fino al crollo del blocco sovietico, per presentarsi nuovamente nella regione. Le società petrolifere anglosassoni rappresentano i primi player a livello internazionale a capire l'importanza della regione: ancor prima dell'apertura delle ambasciate, le grandi aziende statunitensi s'installano per sfruttare le risorse del Mar Caspio.


Attualmente esse detengono circa il 60% delle riserve petrolifere della zona, i restanti 40% risiedendo nelle mani delle compagnie nazionali degli stati rivieraschi, ed hanno avviato investimenti significativi.  Tra il 1991 e il 2002 l'investimento è stimabile a 16 miliardi di dollari, ripartiti in 13 miliardi per l'esplorazione e la messa in attività di nuovi giacimenti, e 3 miliardi per la costruzione di gasdotti.
Il Kazakhstan è il maggiore beneficiario di questi investimenti, raccogliendone circa la metà ,seguito dall'Azerbaijan, che ha firmato, con le grandi compagnie occidentali, il contratto del secolo il 20/12/1994. Un contratto da 8 miliardi di dollari che prevede la gestione di tre campi di petrolio offshore, e riconosce il 70% dei profitti allo stato dell'Azerbaigian.

Ma una controversia resta da risolvere: chi possiede il petrolio dal Mar Caspio?
Vi sono sostanzialmente due posizioni opposte.

- Quella di Russia, Turkmenistan e Iran che sostengono che giuridicamente non si tratta di un mare ma di un lago e dunque i giacimenti petroliferi sono da considerarsi di proprietà congiunta dei cinque stati rivieraschi.
 
- Quella di Azerbaigian e Kazakistan, che he sostengono invece che si tratta di un mare a tutti gli effetti, e dunque è da applicarsi la convenzione di Montego Bay sui diritti del mare.
In questa prospettiva la proprietà dei giacimenti petroliferi dipende dalla distanza dalle differenti coste.

Questo situazione si è parzialmente andata a risolvere con la stipula dell'accordo bilaterale del 13/05/2002 tra Russia e Kazakistan, che si concentra sulla definizione dei rispettivi diritti sovrani sulle giacimenti di petrolio off-shore.  Un accordo analogo è stato siglato fra l'Azerbaigian e il Kazakistan il 23/09/2002 seguito quindi un accordo tra la Russia e l'Azerbaigian. Questi tre accordi sono tutti orientati ad produrre un processo di divisione del Mar Caspio.

La Russia pertanto, fronte all'emergere delle compagnie petrolifere occidentali e cinesi, ha perso in maniera smaccata il suo ruolo da prima donna in Asia Centrale, e ciò è spiegabile per una serie di ragioni:

  • La politica russa nel Caucaso e in Asia centrale non ha fatto altro che causare diffidenza e sospetto. La Russia ha sviluppato infatti una politica sistematica di destabilizzazione, ad esempio in Azerbaigian dove, tra il 1993 e il 1995, ha istigato ripetuti colpi di stato al fine di impedire la collaborazione tra Occidente e l'Azerbaigian. La Russia ha rivendicato il diritto di ispezionare tutti i progetti petroliferi in Azerbaijan. 
  • La politica della Russia in questa regione è sempre stata ostacolata dalla guerra in Cecenia. Non è possibile sviluppare una strategia regionale che andasse oltre rispetto ad una strategia di contenimento e negativa.
  • Gli Stati Uniti sono molto dinamici e intraprendenti nella regione e in breve tempo hanno raggiunto una posizione dominante tanto a livello politico che diplomatico dove sono considerati, contrariamente ai Russi una garanzia di sicurezza e stabilità.
Next week, next step

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