lunedì 29 novembre 2010

Wikileaks dossier: la Francia

Il presidente :

Nicolas Sarkozy é definito « suscettibile e autoritario » con un « equilibrio fragile » ma anche come « il presidente francese più pro-americano dalla seconda guerra mondiale » e « il dirigente il più influente d’europa »

La Francia e l’Iran:


Jean David Levitte, consigliere diplomatico del presidente della Repubblica, a commentato che « L’attuale régime iraniano è nei fatti uno Stato Fascista ed il tempo è venuto per decidere le prossime tappe”. In più lui sottolinea che la risposta iraniana ai gesti d’apertura del presidente     
                                                    Barack Obama è una “farsa”

La Francia e l’Iraq

In un altro memoriale, si apprende ugualmente che Sarkozy auspicava l’invio di truppe francesi in Iraq. Aveva dichiarato al ministro della giustizia del predidente Bush, Alberto Gonzales, nel 2006: “Sarkozy ha dichiarato che la Francia e la comunità internazionale avrebbero dovuto aiutare gli Stati Uniti a risolvere la situazione in Iraq. Forse rimpiazzando l’esercito americano con una forza internazionale”


La Francia e la Turchia:


Sinirlioglu dice che l’adesione della Turchia a l'UE è stata bloccata da obiezioni  che celano motivazioni politiche da parte del presidente Sarkozy. Lui ha accusato la Francia di avere cambiato le regole del gioco nel bel mezzo della partita, deplorando inoltre che l’opposizione all’adesione della Turchia « aggrava il fosso culturale tra l’Europa cristiana e il mondo musulmano »

La Francia e l’Africa
Manifestando la sua volontà de "rottura" con la vecchia "Francafrica", Nicolas Sarkozy ha acutizzato l’interesse di Washington a riguardo della politica francese in Africa: la Francia, alleggerendo la sua presenza e normalizzando le sue relazioni con il continente, "darà agli Stati Uniti l’occasione di estendere la loro influenza in Africa senza incontrare resistenze” da parte della Francia.
Gli Americani hanno sviluppato critiche anche per quanto concerne le vecchie colonie francesi. Essi constatano che i capi di Stato africani che fruiscono della “Francafrica” figurano tra gli ostacoli al cambiamento, e che le vecchie abitudini francesi hanno la vita dura.

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