mercoledì 4 maggio 2011

BRUNETTA, LA SINISTRA, E LA SUPERIORITA' DEL CENTRODESTRA

Nell'intervista concessa a Libero (che potete trovare qui), il ministro per la pubblica amministrazione e l'Innovazione Renato Brunetta, si produce in considerazioni che, in un crescendo Wagneriano, si ritrovano ad esaltare il centro-destra italiano, a detrimento di un centro sinistra (o sinistra-centro come lui preferisce definirlo) tutto "camaleonti, transfughi e paguri".

Al di là dei modi, i quali non possono che irritare, considerando la fonte istituzione dalla quale essi sorgono, tuttavia, ritengo vi siano elementi in queste considerazioni che dispongono una loro forza data,  in sostanza, dalla loro attinenza con la realtà politica.

E' innegabile che questo centro sinistra in tutte le sue vittorie si sia fatto scudo di "un papa straniero" (ed uno solo vincente: Prodi) per conseguire pur risicate maggioranze, raccogliendo viceversa più o meno sonore sconfitte allorquando ha tentato di proporsi con candidati organici (da Ochetto a Veltroni per intenderci),  sottolineando un'incapacità di fondo nel relazionarsi con strati maggioritari della cittadinanza italiana, forse anche a causa, come sottolinea il ministro, di non disporre più di "alcuna base sociale di riferimento (....)alcuna ricetta di politica economica."

E’ ancora vero che il processo di evoluzione social-democratica del PCI è rimasto in parte monco, troppo schiavo di negoziazioni e compromessi infiniti  tra le innumerevoli componenti interne, tra queste e gli alleati cattolici, tra questi ultimi e la sinistra comunista, a sua volta ingaggiata contro i radicali, nel frattempo impegnati in una lotta dura contro il dipietrismo , il tutto mentre la società civile premeva con altre istanze e differenti richieste.

In questo guazzabuglio parlare di centro-sinistra resta in gran parte un’astrazione,  essendo nei fatti rimasto allo stadio di cartello elettorale che in vent’anni non ha saputo evolvere ed elaborare proposte e programmi rivelatori di una concezione della conduzione del nostro paese organica, mentre dall’altra parte emergeva, s’imponeva e tiranneggiava la straordinaria forza di Berlusconi, avversario duro, attrezzato, il quale avrebbe destato preoccupazioni anche ad un centro-sinistra in condizioni migliori. Qui do ragione a Brunetta.

Naturalmente, ricavare dalle altrui debolezze supposizioni sulla propria fortezza mi pare alquanto azzardato. Il ministro accredita ai governi di centro-destra la capacità di avere prodotto riforme “della scuola, delle università, della pubblica amministrazione”, quando la più grande debacle del berlusconismo e della sua forma di governo, è data dalla incapacità dimostrata lungo 4 governi, di assumersi e perseguire un’azione di riforma strutturale del nostro paese.   Egualmente una presunta “superiorità morale” dei partiti di governo è difficile da accreditare, ancor più quando Brunetta stesso, nell’evocare il martirio mediatico al quale il premier sarebbe stato sottoposto, non trova altra argomentazione che contrapporre l’anonimato garantito a eventuali presidenti democristiani omosessuali con la pubblicità resa ai presunti rapporti sessuali con minorenni del Premier, come fosse paragonabile la libera scelta di orientamento sessuale di individui con la condotta penalmente perseguibile di Berlusconi.

Risulta dunque perlomeno una forzatura questa smargiassa dichiarazione di superiorità e disprezzo per l’avversario politico ma,  dando un occhio al calendario essa risulta, quantomeno, più comprensibile




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