sabato 29 gennaio 2011

Egitto, manifestazioni e nuovo governo. Rivolta o Rivoluzione?

Dopo una giornata di violenza senza precedenti in Egitto, il presidente Hosni Mubarak è uscito dal silenzio. Mettendo fine alla voci circa la sua fuga dal paese, ha annunciato l’intenzione di formare un nuovo governo. Al tempo stesso ha promesso misure per la democrazia, l'occupazione, la sanità e l’istruzione. Ma ha anche avvertito che non farà si che il movimento degeneri in "caos". 

Nei fatti, però, la situazione è incerta. Si vive una curiosa atmosfera fra l'anarchia e l’insurrezione gioiosa. In serata, l'esercito ed i blindati hanno sostituito  la polizia nelle grandi città de Il Cairo, Alessandria e Suez. Il coprifuoco è stato imposto, in teoria, dalle 18 alle 7. Ma gli egiziani lo hanno perlopiù ignorato. La folla ha riempito le strade ed i militari hanno solidarizzato con i manifestanti, facendo il segno "V" di vittoria e ricevendo in cambio calorosi applausi. Alcuni si sono appollaiati sui carri armati, sotto lo sguardo benevolo dei soldati. 

I militari hanno però respinto i manifestanti che volevano invadere la radio pubblica e la televisione, come il Ministero degli Affari Esteri.
 
Essi hanno inoltre preso posizione attorno alle ambasciate statunitensi e britanniche. 
I militari proteggono ugualmente il Museo Nazionale ed 
i suoi tesori, considerata la robusta presenza di saccheggiatori: non è raro vedere per le strade uomini con le mani piene di merci di ogni tipo.

Gli incendi illuminano innumerevoli città ed alcune strade sembrano campi di battaglia. Incendi di veicoli, particolarmente della polizia, incendi di palazzi, come quello della sede centrale del partito di governo.  Il bilancio di questo "Venerdì di rabbia" risulta molto pesante. Ci sarebbero già stati 27 morti ed il numero dei feriti supera i mille. 

Le comunicazioni sono molto difficili nel paese.
 
Gli operatori telefonici hanno dovuto tagliare le loro reti su richiesta del governo. Anche internet è stato colpito duramente: Twitter e Facebook sono praticamente inaccessibili. Il governo spera così di arginare la rivolta, i cui slogan e contenuti passano per il web

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4 commenti:

  1. Buono, buono !
    Un piccolo paragone con la Tunisia e l'Algeria ?

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  2. Ti sembra che la situazione sia paragonabile in cosa?
    Sono curioso..

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  3. Be', secondo me non si possono analizzare separatamente questi fenomeni : il fatto che la "rivoluzione popolare" tunisina sia stata un primo successo e che il clima algerino attuale sia quello delle sommosse non è estraneo alla situazione attuale in Egitto... (anche se c'è la Libia nel mezzo, l'influenza è certa, o no ?)

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  4. Certamente si tratta di un fenomeno che investe fasce molto vaste della popolazione del maghreb e le tocca come dire in profondità. A ragion veduta mi pare condivisibile che si possano individuare cause e motivazioni comuni capaci di esplicare le ragioni di fondo e le forme che assumono le proteste. Ad ogni modo ritengo, ma dimmi come la pensi tu, che l'Egitto presenti caratteristiche peculiari date tanto dalla storia del paese che dalle attuali condizioni socio politiche.

    P.S. E' una cosa carina darsi un nome, devi rivelarti. Parlare con un'anonimo troppe volte da una sensazione straniante!

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