sabato 8 gennaio 2011

Giovanni Sartori considera le primarie nel PD disastrose. Non sono d'accordo. Ecco perché


In un recente editoriale sul Corriere della Sera il politologo Giovanni Sartori ha teorizzato i rischi connessi alle primarie nel Partito Democratico, sottolineando come un'eventuale vittoria di Vendola rappresenterebbe, per il PD, una catastrofe.



Quando si nutre stima e rispetto per una figura come quella di Giovanni Sartori è molto difficile produrre ed esprimere un'argomentazione che finisce per differire ed, in una certa misura, confutare quanto da lui espresso.


Vale in generale il rispetto che si deve a se stessi e alla propria coerenza, per sforzarsi e rimuovere l'ipse dixit, e mostrare che in una circostanza particolare e ben delimitata, Giovanni Sartori non ha ragione.
O meglio. Il politologo toscano deriva da un'analisi corretta delle conclusioni che sono, a mio avviso, sbagliate.


Le primarie rischiano di estremizzare le posizioni? Sì, concordo. Senza tirare in ballo Downs, è evidente che allorquando ci si rivolge al proprio elettorato occorre solleticarne i sogni, estremizzare se possibile le posizioni.E' altrettanto evidente che lo stesso comportamento sarebbe un suicidio in campagna elettorale, momento nel quale il candidato deve essere il più ecumenico possibile. 


Il rischio dunque, per Sartori, è quello di una mancata congruenza tra la volontà espressa dal "popolo delle primarie" rispetto alle inclinazioni dell'elettorato italiano nel suo complesso, dunque la disfatta elettorale per il Partito Democratico. 


A mio avviso questa conclusione non regge in quanto Sartori finisce implicitamente per suggerire una concezione elitistica secondo la quale una ristretta cerchia di partito, un consiglio degli anziani, una direzione nazionale possono essere se non più rappresentativi, quantomeno più in sintonia con l'elettorato rispetto alle preferenze espresse da qualche milione di cittadini italiani. 


Quest'idea, oltre che non democratica, mi pare una colossale sciocchezza.




8 commenti:

  1. Concordo in pieno.

    Michele Rolanducc

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  2. Forse non ha tutti i torti Sartori: l'elettorato italiano non darà mai la maggioranza a un post-comunista come Vendola, senza considerare l'omofobia che impera nel nostro paese

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  3. Vediamo di capirci qualcosa. Cosa ha scritto Sartori. Per prima cosa ha scritto: “Le elezioni primarie sono una invenzione americana. E negli Stati Uniti servono specialmente (ma non soltanto) per selezionare i candidati alla presidenza del Paese. In Italia sono state, invece, una invenzione di Prodi e del suo fido Parisi. Dico invenzione e non importazione perché le primarie prodiane non erano una vera contesa, una vera gara; erano piuttosto un modo per rafforzare e legittimare un candidato che era un leader senza partito, che non aveva il sostegno di un suo partito.” Quindi ciò che in Italia chiamiamo primarie sono cosa altra rispetto a quelle degli U.S.A. laddove le primarie come scelta dei candidati funzionano.
    Poi egli afferma che in linea di principio sono una buona idea in quanto “sono uno strumento e un «aumento di democrazia» molto più efficace del voto di preferenza.”.
    Fin qui ci siamo.
    Prosegue Sartori escludendo che possano essere utilizzate dal centro-destra di Berlusconi, il quale ha “una concezione padronale del suo partito”. Bene.
    A questo punto Sartori identifica nelle primarie il rischio che”«estremizzino» la scelta dei candidati”, in quanto l’elettore delle primarie è più motivato dell’elettore medio e perciò stesso più appassionato. Verissimo.
    Proprio per questo motivo il candidato prescelto nelle primarie è un candidato perdente, perché non scelto dall’elettore medio ma da quello motivato ed appassionato. Egli fa l’esempio di Vendola che se prescelto sarebbe una rovina per il PD, si badi bene non perché Vendola sia un candidato impresentabile, tutt’altro, ma perché non intercetta il voto dell’elettore medio, radicando il PD a sinistra. Aggiungo io che già oggi il PD è in gravissima crisi e corre il rischio di sparire nelle due componenti di origine, il PDS e la DC. (SEGUE)

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  4. Ma Sartori individua un “secondo rischio … che le primarie producano, all'interno del partito che le adotta, un forte frazionismo.”
    Perché? Sartori dice che in un primo momento sarebbero salutari per lo svecchiamento dei partiti, una o due volte, poi però poiché “per vincere nelle primarie i pretendenti debbono avere una propria organizzazione elettorale interna … la frammentazione in correnti, oggi variamente travestite da «fondazioni», centri studio e simili, diventa inevitabile”, fenomeno che negli U.S.A. non accade in quanto lì i partiti sono deboli, è il candidato a scegliere il partito, non viceversa.
    “Inoltre negli Stati Uniti i soldi (elettorali) saltano il partito e vanno direttamente a chi scende in campo. In Italia, invece, i soldi per i partiti vanno ai partiti. E questa differenza fa molta differenza.”.
    Sartori si ferma qui, non suggerisce nulla, semmai stimola la riflessione. Non afferma “di una mancata congruenza tra la volontà espressa dal "popolo delle primarie" rispetto alle inclinazioni dell'elettorato italiano nel suo complesso, dunque la disfatta elettorale per il Partito Democratico”. Ma che il candidato scelto col sistema delle elezioni primarie ha ottime probabilità di essere sconfitto.
    Sartori non dice come debbono essere scelti i candidati dai partiti, dice solo che in Italia il sistema non funzionerà, dimostrandolo.
    Aggiungo io, si potessero fare primarie alla maniera statunitense ci starei senz’altro, ma il sistema politico italiano, nel quale il partito, peraltro previsto dalla Costituzione, è troppo forte rispetto al candidato non consiglia questo metodo di scelta, correndosi il rischio che una modifica della legge elettorale con la reintroduzione delle ‘preferenze’ finirebbe col consegnare i partiti nelle mani dei detentori di ‘pacchetti di voti’, il che sarebbe peggio che lasciare la scelta ai segretari di partito, quella che tu definisci la “concezione elitistica secondo la quale una ristretta cerchia di partito, un consiglio degli anziani, una direzione nazionale possono essere se non più rappresentativi, quantomeno più in sintonia con l'elettorato rispetto alle preferenze espresse da qualche milione di cittadini italiani.”.
    Non lo è, tanto è vero che il PD, che è l’unico partito il cui simbolo non ha il nome del leader, sta perdendo regolarmente voti ed elezioni.

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  5. Mi spiace ma non condivido tutto quello che hai scritto:

    - se Sartori scrive che Vendola verrebbe eletto nelle primarie e risulterebbe perdente alle elezioni implica, a mio avviso, esattamente "una mancata congruenza tra la volontà espressa dal "popolo delle primarie" rispetto alle inclinazioni dell'elettorato italiano nel suo complesso"

    - sic stantibus la legge elettorale, é implicito che la scelta verrebbe compiuta da " una ristretta cerchia di partito, un consiglio degli anziani, una direzione nazionale"

    - ho volutamente esulato dal parlare del discorso frazionismo perché esula dal discorso "elettorale". Su questo aspetto non sono assolutamente d'accordo.
    Innanzitutto occorre distinguere se si parla di primarie vere, all'americana, o di primarie false, all'italiana.
    Se si tratta di primarie all'italiana naturalmente non si spacca nessun partito proprio per il carattere fittizio ed estemporaneo delle divisioni e per l'assenza di reale competizione.

    La cosa è interessante se si considera il caso, di scuola, di primarie "vere". Spaccano il partito? No.
    Perché.
    1- In presenza di una competizione serrata, vera il partito gode di una ribalta mediatica che lo rafforza indicibilmente.

    2- l'intervento di parti consistenti dell'elettorato rappresenta un modo per coagulare propulsioni e forze della società e "scaricarle sulla ribaltà mediatica".
    Non è correntismo. Il correntismo ha un aspetto da bottega politica che nulla a che vedere con la presenza vera e verace della cittadinanza.
    Anzi, in questo senso, le primarie consentono di investire fasce più consistenti dell'elettorato.

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  6. Lo sospettavo! ;-)
    Tra l'altro, io credo che di primarie non se ne faranno più, quindi il discorso è meramente speculativo.
    Vedremo quali sorprese o conferma ci riserverà il futuro. Ciao.

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  7. ... l'ardua sentenza!
    Non c'è molto da attendere, settimane al più.
    ;-)

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