venerdì 24 dicembre 2010

Obama e le sue promesse: sanità, fine della guerra. Quanto c'è di vero?

Passati circa due anni dall'elezione di Obama a presidente degli Stati Uniti d'America è interessante analizzare quanto delle promesse elettorali che lo hanno portato alla vittoria si siano effettivamente realizzate. E' da questo che è possibile tracciare un primo bilancio della sua azione di governo.

Preliminarmente si può sottolineare come la sua azione sia stata effettiva, efficace e consistente.
Molti dei problemi maturati nell'era Bush sono stati affrontati risolutamente:
durante i primi due anni di mandato, forte della maggioranza al congresso, Obama ha approntato una serie di misure importanti per rispondere alla crisi economica, per salvare il sistema bancario americano e per garantire a quasi tutti gli americani l'assistenza sanitaria.

L'Obamacare, come è stata presto ribattezzata, sebbene non sia una rivoluzione ma una riforma tipicamente americana, ha esteso il diritto all'assistenza sanitaria a 35 milioni di americani che prima non ne godevano.

Il sostegno dei repubblicani al new deal sanitario ha avuto tuttavia conseguenze contradditorie: se da una parte essa è potuta passare al congresso senza particolari patemi, tuttavia essa, nella sua formulazione, si è progressivamente allontanata dall'impostazione promessa al tempo delle elezioni.

L'Obamacare infatti,se ha esteso, ed in maniera consistente, la protezione sanitaria, tuttavia non è riuscita a far passare il concetto universalistico e gratuito: al momento attuale una popolazione di otto milioni di persone, praticamente quanto la regione Lombardia, resta esclusa e sprovvista di ogni sistema di copertura.

Per quanto riguarda il credito d'imposta temporanea, problematica eredità lasciata da Bush, e osteggiata duuramente da Obama durante la campagna elettorale, esso è stato prorogato dal nuovo presidente per altri due anni.

Anche in questo caso questa misura è stata dovuta alla necessità di compromesso politico con i repubblicani. Ciò tuttavia, oltre a produrre mancate entrate nelle casse delle stato per una cifra di 70 milioni di dollari l'anno, ha contribuito a garantire il perpetuarsi del divario esistente tra paese "povero" e "paese ricco", altro grande argomento della campagna elettorale.


Obama aveva promesso il ritiro delle truppe dall'Afghanistan, ma, appena insediato ha aumentato i militari americani di circa 100,000 soldati e parla ora di un possibile ritiro delle forze Usa entro due o quattro anni. Il costo annuale è di centinaia di miliardi di dollari.

Obama aveva inoltre insisitito sulla necessità di dimezzare il deficit, che invece, nel 2009, il primo anno di presidenza, è stato di 1.420 miliardi dollari, ossia il triplo di quello dell'ultimo anno di Bush. Nel mese di Dicembre 2010, il debito USA è di circa 14,000,000,000,000 dollari e, dal 2007, esso è aumentato di 4,5 miliardi al giorno.

E' facile comprendere come i repubblicani abbiano buon gioco nel criticare la politica economica di Obama e come, dopo le elezioni di medio termine, disastrose per Obama, i repubblicani e la destra americana siano tornati prepotentemente alla ribalta.

Forti della complicità di parte dei media e di canali televisivi come Fox News, i repubblicani stanno progressivamente facendo passare Obama un politico irresponsabile e dalle mani bucate, reo di aumentare il disavanzo e il debito nazionale.

E questo nonostante il ruolo decisivo dell'amministrazione Bush, che con due guerre e una politica di alleggerimento fiscale è stata senz'altro una causa importante del debito.


In questo quadro è facile comprendere come per Obama un nodo centrale sia quello del rapporto con i repubblicani. A parere di chi scrive i compromessi, necessari, non devono tuttavia intaccare il nucleo dell'agenda di Obama che deve tenere la barra ferma per quanto concerne il problema del debito pubblico, della tenuta sociale e degli investimenti.


Obama deve avere quindi la forza di essere impopolare e perseguire le politiche di cui necessita l'America. Passare da brillante e patinata promessa elettorale a statista di rilievo e responsabile richiede questo. Lo richiede l'America.
E lo richiede anche il resto del Mondo.


2 commenti:

  1. This post is awesome, pure distilled of international politics knowledge!

    How can I live without you!

    Filippo

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  2. TUTTO A LIVELLO CDI INTENZIONI, MOLTO A LIVELLO DI POSSIBILITA'.

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