Ieri si
è assistito alla terza diretta streaming legata alle consultazioni per la
formazione di un nuovo governo. Stessa location e stessi partiti. Partito Democratico, da una parte, a
cercare di portare avanti le proprie proposte e Movimento 5 Stelle, dall'altra, a cercare di rendere il più chiaro
possibile il proprio distacco e la propria indisponibilità a parlare.
Sono cambiati i personaggi però. Facciamo un po' di storia. Il primo a provare
l'ebrezza democratizzante e trasparente della diretta streaming di fronte ai
grillini è stato Pierluigi Bersani.
E' stato anche il primo a sbattere le corna contro il muro di Roberta Lombardi e Vito Crimi. Sebbene un poco penoso ad insistere sulle possibili alleanze e
convergenze Bersani è stato, a parere di chi scrive, anche il solo ad avere accennato un
discorso concreto e vagamente politico.
Poi è toccato a Letta.
Ci ricordiamo il suo "Scongelatevi!", ma poco altro. Il buon Enrico,
timoroso di andare incontro alla medesima sorte di Bersani,
e cioè di fare la fine della seduttrice respinta, fiaccò le resistenze grilline con un ampolloso
discorso in politichese che nella sostanza disse ben poco e mirò soprattutto a
divorare la possibilità di contrattacchi.
E quindi è toccato a Renzi,
a cui, occorre dirlo, è toccato l'avversario più ostico, nientepopodimeno che
il leader incontrastato del movimento: Beppe
Grillo. Sappiamo com'è andata: c'è chi sosterrà che ha fatto bene Renzi a non replicare, e chi che ha
fatto bene Grillo a non lasciare parlare. Di fatto è stata un lungo monologo di Grillo.
Ma appunto: da quando si è introdotta la diretta streaming
non si parla che di questo. Di chi ha vinto e di chi ha perso, di chi è stato più
convincente e di chi lo è stato meno. E non si potrebbe parlare di altro, per
un motivo assai semplice: non c'è altro.
La grande assente è la
politica: le decisioni politiche, le alleanze politiche, cioè l'esercizio della
sovranità popolare nel senso più alto.
Con la diretta streaming tutto questo scompare, e resta nella
sostanza un talk show senza neanche la presenza fastidiosa di un conduttore,
con gli opponenti intenti a parlare non ai loro interlocutori diretti, ma al
loro pubblico, ai loro elettori ed ai potenziali elettori.
Non
si discute, non si parla per decidere qualcosa, ma si parla per vincere il vero
oggetto del contendere: le preferenze del pubblico che guarda.
Certo, la diretta streaming è un esercizio pienamente
democratico in sé, ma che svilisce la politica e l'azione degli eletti: essa premia
il controllo, ma svilisce l'esercizio pieno della sovranità, mettendo di fronte due figurine
"espressione del popolo" intente a solleticare il loro pubblico.
Quasi nostalgia per le segrete stanze e gli arcana imperi,
da cui uscivano fatti concreti e decisioni, su cui, allora sì, gli elettori
potevano compiere valutazioni basate su dati reali!
Ditemi voi come la vedete!
Ditemi voi come la vedete!
Vorrei davvero che se ne parlasse a livello di media dei limiti di questo mezzo
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